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Diarrea Virale Bovina (BVD)

INFORMAZIONI GENERALI

La diarrea virale del bovino (BVD) è una delle malattie infettive ad eziologia virale più importante che colpisce i ruminanti, sia domestici (es. bovini, bufali) che selvatici (es. cervidi), caratterizzata da un notevole impatto economico ed una distribuzione ubiquitaria in tutto il mondo.

Non è una zoonosi, ma colpisce gli animali di tutte le età delle specie suscettibili.

La BVD ha effetti devastanti negli allevamenti da carne e da latte colpiti, sia perché riduce l'efficienza della produzione in allevamento, sia perché provoca uno stato di immunosoppressione nei capi infetti. A causa della diffusione a livello mondiale della malattia e dei suoi effetti immunosoppressivi, che si traducono in una generale riduzione dello stato di salute e di benessere delle mandrie colpite, l'impatto globale è enorme. In particolare, l'impatto sui sintomi respiratori e gastrointestinali, spesso osservati in produzione, sull'efficienza produttiva (ad esempio, aumento di peso ritardato o assente, riduzione della produzione di latte, ecc.) è spesso sottovalutato, mentre le conseguenze dell'infezione sul sistema immunitario dei bovini in via di sviluppo è poco conosciuto, così come l'interazione di questi virus con altri agenti patogeni nello sviluppo del complesso della malattia respiratoria bovina.

Il virus può attraversare la placenta in qualsiasi momento con risultati variabili. I vitelli infetti persistentemente (PI) tolleranti al virus endogeno si sono rivelati la chiave per il successo, affinché il virus potesse sopravvivere e persistere nelle popolazioni bovine.

VIRUS

Il virus della BVD appartiene al genere Pestivirus all'interno della famiglia Flaviviridae, virus RNA a senso positivo a singolo filamento comprende undici specie riconosciute, Pestivirus A-K in base alla nuova classificazione proposta dal Flaviviridae Study Group International Committee on Taxonomy of Viruses.  La revisione della nomenclatura, prevede che le diverse specie di Pestivirus sono denominate in modo indipendente dall'ospite utilizzando il formato Pestivirus X. Le specie precedentemente riconosciute includevano il virus della diarrea virale bovina 1 (BVDV-1, ora noto come Pestivirus A), BVDV-2 (Pestivirus B), il virus della peste suina classica (CSFV, Pestivirus C) e il virus della malattia di confine (BDV, Pestivirus D). Inoltre, altre 7 specie sono state designate come Pestivirus E-K: Pestivirus E (virus dell'antilope Pronghorn), Pestivirus F (Pestivirus suino), Pestivirus G (Pestivirus della Giraffa), Pestivirus H (Pestivirus Hobi-like, Pestivirus atipico dei ruminanti, noto anche come BVDV-3), Pestivirus I (Pestivirus Aydin-simile, Pestivirus delle pecore), Pestivirus J (Pestivirus dei ratti) e Pestivirus K (Pestivirus suino atipico). La riclassificazione dei nomi delle specie è relativamente nuova e ancora non ampiamente utilizzata.

Il Pestivirus H (BVDV-3) rappresenta un gruppo di pestivirus atipici dei ruminanti che sono stati rilevati per la prima volta nel siero fetale bovino commerciale (FBS), originari del Sud America, del Sud-Est asiatico o con origine sconosciuta. Altri virus sono stati isolati anche da feti bovini abortiti e da bufali in Brasile. I pestivirus atipici differiscono nel tropismo dell'ospite con i Pestivirus A, B e H che si trovano principalmente nei Bovidi o nel materiale originato dagli stessi, da qui la denominazione originale come BVDV-1, BVDV-2 e BVDV-3. L'analisi filogenetica ha identificato almeno 21 subgenotipi di Pestivirus A (BVDV-1a-u) e 4 subgenotipi di Pestivirus B (BVDV-2a-d). I Pestivirus H (BVDV-3), sono una specie con variabilità simile, ma senza sottotipi ancora riconosciuti. I pestivirus bovini possono anche infettare altre specie di bestiame domestico come pecore, capre e maiali. Al contrario, pubblicazioni hanno dimostrato l’infezione dei bovini da Pestivirus D normalmente associata all’infezione dei piccoli ruminanti, inclusa la capacità di instaurare un’infezione persistente nei tori. È necessario comprendere il ruolo degli ospiti eterologhi nella trasmissione, nella diffusione e nella comparsa di pestivirus bovini.

Le attuali conoscenze sulla distribuzione globale dei sottogenotipi di BVDV e sulla loro presenza nei singoli paesi sono state recentemente riviste. Entrambe le specie di virus sono state rilevate in tutti i continenti con una prevalenza complessiva significativamente più elevata per BVDV-1. I genotipi/subgenotipi BVDV-1a a 1c e BVDV-2a sono stati segnalati più frequentemente.

Similmente ad altri virus a RNA a filamento positivo, si può osservare un'ampia variabilità genetica per tutti i pestivirus. Oltre all'accumulo di mutazioni puntiformi dovute alla mancanza di attività di correzione di bozze da parte della RNA polimerasi virale RNA-dipendente implicata nella replicazione del genoma virale, la ricombinazione contribuisce all'evoluzione dei pestivirus. La comparsa di variazioni a livello di acido nucleico può avere conseguenze dirette sugli approcci diagnostici, poiché le mutazioni nei siti bersaglio del primer nel genoma virale possono impedire il rilevamento di tali varianti virali di BVD mediante i test di RT-PCR. L'analisi di un numero crescente di stipiti di pestivirus ha rivelato una diversità genetica e una gamma di ospiti in continua evoluzione. Una profonda conoscenza della diversità genetica del BVDV e dei virus correlati può fornire informazioni utili a stabilire la correlazione genetica tra i diversi virus, che sono endemicamente presenti in un'area o sono stati introdotti tramite importazioni di animali.

I virus di tutte e tre le specie (BVDV-1, BVDV-2 e HoBi-like) possono esistere come due biotipi differenti, definiti sulla base dei loro effetti sulle colture cellulari: il non citopatico (ncp) e il citopatico (cp). Solo i BVDV ncp sono in grado di stabilire infezioni persistenti, mentre l'emergere di BVDV cp tramite mutazione spontanea in animali infettati persistentemente da BVDV ncp è implicata in modo cruciale nella patogenesi della malattia delle mucose (MD). Indipendentemente dalla specie, il biotipo non citopatico predomina in natura, poiché solo questo biotipo è in grado di indurre il meccanismo della persistenza virale.

Attualmente, sono necessarie ulteriori indagini sul tropismo dell'ospite, sulla distribuzione geografica e sull'importanza clinica dei pestivirus riconosciuti ed emergenti, compresi i Pestivirus atipici, nonché sul potenziale ruolo di serbatoio delle specie selvatiche.

ORGANIZZAZIONE GENOMICA

Il genoma di BVDV, del peso di circa 12.300 nucleotidi, consiste di un’unica open reading frame (ORF) e di 2 untranslated regions (UTR), una al 5’ e una al 3’. L’ORF codifica per un’unica poliproteina, che viene scissa in 4 proteine strutturali e 8 non strutturali (Npro, C, Erns, E1, E2, p7, NS2, NS3, NS4A, NS4B, NS5A, NS5B). Eventi di ricombinazione, con conseguenti inserzioni genomiche, sono stati osservati sono stati osservati in tutte e tre le specie. Queste inserzioni potrebbero essere associate a cambiamenti nel biotipo e, in alcuni casi, nella virulenza.

La genotipizzazione di campioni positivi ai Pestivirus è basata sull’analisi filogenetica della regione altamente conservata 5’UTR che consente la discriminazione di specie del genere pestivirus e la classificazione nei principali genotipi/subgenotipi come sopra descritto. Per la genotipizzazione più accurata e dettagliata, viene eseguita l’analisi filogenetica delle regioni codificanti N-Pro e E2, a seconda della specie di appartenenza (N-Pro per BVD 1, BVD 2 e BDV; E2 per PSC e BVD 3).

Ruolo dell'epidemiologia molecolare come potenziale strumento di tracciamento dei contatti per assistere gli sforzi di sorveglianza e controllo.

VARIABILITA’ DELLA MALATTIA

Gli isolati virali delle principali specie presentano una notevole diversità antigenica e biologica. Pestivirus A, B e H possono essere differenziati tra loro e da altre specie di pestivirus mediante tecniche sierologiche (ricerca di anticorpi monoclonali diretti contro le glicoproteine principali E2 ed Erns) o molecolari (sequenziamento e analisi filogenetica). BVDV1 e BVDV2 sono stati isolati in seguito a focolai di malattia acuta grave associata a emorragia in campo, mentre la malattia acuta grave è stata riprodotta in condizioni controllate solo con ceppi di BVDV2. Va notato inoltre che i ceppi BVDV2 altamente virulenti sono una minoranza in natura, e che la maggior parte dei ceppi BVDV2 non sono più virulenti del BVDV1 o dei ceppi di virus HoBi-like.

VIE DI TRASMISSIONE

Il virus si diffonde principalmente per contatto diretto o indiretto, sebbene la trasmissione verticale giochi il ruolo principale nella sua epidemiologia e patogenesi. Di fatto, le infezioni del feto bovino possono provocare aborti, nati morti, effetti teratogeni o infezione persistente del vitello neonato (persistentemente infetto, PI).

L’infezione avviene principalmente attraverso le mucose, ma anche per via aerogena, attraversoil contatto con escrezioni/secrezioni corporeepresenti nell’ambiente contaminato, a causa della diffusione del virus ad opera di animali infetti dai 4 ai 15 giorni dopo l'infezione acuta. È stato dimostrato che la trasmissione orizzontale ai bovini sieronegativi avviene dopo solo un'ora di contatto diretto con un animale PI.I tori con infezioni testicolari persistenti possono diffondere il virus nello sperma per molti mesi, sebbenela carica virale nel liquido seminale possa variare da un livello molto basso a livelli che si avvicinano a quelli degli animali PI. Le bovine gravide positive agli anticorpi che portano in grembo vitelli PI sono importanti veicoli di trasmissione del virus. Contatti indiretti attraverso fomiti (personale, veicoli, attrezzature, mangimi, lettiere e letame, residui del parto ecc) favoriscono l’infezione di animali suscettibili al virus.L'uso generale di FBS contaminato dal virus durante il processo di produzione e impiegatonel trasferimento di embrioni e nella produzione di vaccini, è un ulteriore fattore di rischio per la trasmissione a distanza/ad alto impatto.

Tra gli allevamenti, le modalità più comuni di trasmissione del virus sono rappresentate dal commercio di animali (acquisto di capi PI o di animali gravidi, potenzialmente portatori di feti di PI), il pascolo in comune (compresi i bovini e piccoli ruminanti domestici), il raggruppamento di animali di diversa provenienza (ad esempio in stalle di sosta), il contatto tra specie domestiche e selvatiche e altre modalità di gestione che aumentano la probabilità di contatti diretti e indiretti.

DISTRIBUZIONE DELLA MALATTIA

La diarrea virale bovina (BVD) scoperta nel 1946 dai ricercatori della Cornell University (USA) è stata descritta come una nuova diarrea trasmissibile poco appariscente. La BVD è stata ripetutamente evidenziata anche in Europa dalla fine degli anni cinquanta, mentre in Italia la prima segnalazione risale al 1966. Successivamente è apparso chiaro che la BVD era onnipresente nelle popolazioni di bovini in tutto il mondo e che il suo impatto sulla salute degli animali è stato ampiamente sottovalutato per molto tempo. La malattia delle mucose (MD) dei bovini è stata descritta per la prima volta nel 1953 e per molti anni non è stato chiaro il ruolo del virus della BVDV nella malattia delle mucose.

Attualmente, gli stipiti di BVDV-1 sono presenti in tutti i continenti che ospitano allevamenti di ruminanti domestici o selvatici, prevalentemente in Europa, Sud America e Nord America.

BVDV-1 è la specie di pestivirus più diffusa anche nella popolazione bovina in Italia, raggiungendo una percentuale pari o superiore al 95% dei ceppi rilevati secondo i dati disponibili. Inoltre sono stati identificati ben 15 dei 21 sottogenotipi di BVDV-1 riconosciuti nel mondo.

BVDV-2 è stato identificato per la prima volta negli Stati Uniti e poi rilevato in diversi paesi. I sieri fetali di vitello contaminati o altri prodotti biologici hanno probabilmente contribuito all'introduzione del BVDV-2 in Europa, dove circola, ma con una percentuale inferiore rispetto al BVDV-1. In Italia, BVDV-2 è stato segnalato sia nei bovini che nei piccoli ruminanti a partire dagli anni '90. Nonostante la precoce identificazione nel nostro Paese, BVDV-2 ha mostrato una frequenza sporadica nei bovini, con BVDV-2a che rappresenta il sottogenotipo più diffuso in questo Paese così come a livello globale. Ceppi di BVDV-2c sono stati recentemente rilevati nel Sud Italia nei bovini e, in misura maggiore, nei piccoli ruminanti. È interessante notare che questo sottogenotipo BVDV-2, responsabile di una grave epidemia di infezione da BVDV-2c verificatasi in Germania e nei Paesi Bassi nel periodo 2012-2014, circolava in Italia dal 2004.

I virus Hobi-like sono stati rilevati per la prima volta in Sud America e poi segnalata in Sud America, Europa e Asia. I virus circolanti in Sud America, Europa, Tailandia e Cina sono risultati strettamente correlati, altri ceppi asiatici di HoBiPeV sono altamente divergenti e finora sono stati identificati almeno quattro diversi sottogenotipi. In Europa, HoBiPeV è stato rilevato per la prima volta nei bovini del Sud Italia nel 2010, anche se analisi retrospettive di campioni d'archivio fanno risalire la sua circolazione in questo Paese al 2007. Nei bovini italiani, il virus è stato responsabile di distress respiratorio, aborto, nascita di vitelli PI, malattie delle mucose e sintomi gastroenterici, con gravi perdite economiche in allevamenti infetti. Successivamente, è stata analizzata un’ampia raccolta di pestivirus bovini italiani per valutare la frequenza di questo virus emergente in Italia. I ceppi HoBiPeV non sono stati ulteriormente rilevati nei bovini né nel Sud Italia, dove il virus è stato rilevato per la prima volta, né in tutto il Paese.

LEGISLAZIONE COMUNITARIA

Il Regolamento 429/2016/UE (Animal Health Law) indica la BVD come malattia di categoria C, cioè soggetta a programmi facoltativi di eradicazione. Gli Stati membri o loro regioni possono richiedere l'approvazione di programmi di eradicazione o il riconoscimento dell'indennità, in base ai requisiti del Regolamento 689/2020/UE. Quando tale approvazione o riconoscimento viene concesso, sono previsti requisiti e/o divieti specifici per quanto riguarda l'introduzione di animali di cui non si conosce lo stato sanitario relativamente alla BVD (Regolamento 688/2020/UE). I centri di produzione e raccolta di materiale germinale di bovini sono sottoposti a controllo normativo e sono previsti requisiti per l’esecuzione di test diagnostici su tale materiale (Regolamento 686/2020/UE). Attualmente, l’intero territorio di Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia, e alcuni Land della Germania hanno ottenuto lo status di indenne da malattia per BVD, mentre l’intero territorio dell’Irlanda e altri Land della Germania hanno ottenuto l’approvazione del programma di eradicazione della BVD a livello comunitario (Regolamento 620/2021/UE).

Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 relativo alle malattie animali trasmissibili e che modifica e abroga taluni atti in materia di sanità animale («normativa in materia di sanità animale»).

Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882 della Commissione del 3 dicembre 2018 relativo all'applicazione di determinate norme di prevenzione e controllo delle malattie alle categorie di malattie elencate e che stabilisce un elenco di specie e gruppi di specie che comportano un notevole rischio di diffusione di tali malattie elencate.

Regolamento di esecuzione (UE) 2020/2002 della Commissione del 7 dicembre 2020 recante modalità di applicazione del Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la notifica nell’Unione e la comunicazione nell’Unione delle malattie elencate, i formati e le procedure per la presentazione e la comunicazione dei programmi di sorveglianza dell’Unione e dei programmi di eradicazione nonché per le domande di riconoscimento dello status di indenne da malattia, e il sistema informatico per il trattamento delle informazioni.

Regolamento delegato (UE) 2020/687 della Commissione del 17 dicembre 2019 che integra il Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme relative alla prevenzione e al controllo di determinate malattie elencate.

Regolamento delegato (UE) 2020/689 della Commissione del 17 dicembre 2019 che integra il Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme relative alla sorveglianza, ai programmi di eradicazione e allo status.

Regolamento delegato (UE) 2020/688 della Commissione, del 17 dicembre 2019, che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni in materia di sanità animale per i movimenti all’interno dell’Unione di animali terrestri e di uova da cova.

Regolamento delegato (UE) 2020/686 della Commissione, del 17 dicembre 2019, che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda il riconoscimento degli stabilimenti di materiale germinale e le prescrizioni in materia di tracciabilità e di sanità animale per i movimenti all’interno dell’Unione di materiale germinale di determinati animali terrestri detenuti.

Regolamento delegato (UE) 2020/692 della Commissione, del 30 gennaio 2020, che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme per l’ingresso nell’Unione, e per i movimenti e la manipolazione dopo l’ingresso, di partite di determinati animali, materiale germinale e prodotti di origine animale.

Regolamento di esecuzione (UE) 2021/620 della Commissione del 15 aprile 2021 recante modalità di applicazione del regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’approvazione dello status di indenne da malattia e dello status di zona di non vaccinazione di alcuni Stati membri o di loro zone o compartimenti in relazione ad alcune malattie elencate e all’approvazione dei programmi di eradicazione per tali malattie elencate.

BVD IN ITALIA

Attualmente in Italia non esistono né un programma strutturato di controllo o eradicazione per la BVD su base nazionale né un flusso informativo sistematico per la raccolta e lo studio dei dati epidemiologici, relativi alla diffusione della malattia. Di conseguenza, non è possibile stabilire i tassi di prevalenza di infezione a livello regionale e nazionale.

Tuttavia alcune regioni e/o province del Nord Italia hanno attuato programmi locali di controllo o eradicazione della BVD, finalizzati a permettere il commercio dei capi bovini con paesi confinanti, già esenti da BVD. I programmi sono volontari o obbligatori, a seconda delle normative regionali, e si basano sull'individuazione e sulla rimozione degli animali persistentemente infetti.

In particolare, i programmi di controllo della BVD sono stati condotti per la prima volta a livello territoriale dalle province di Bolzano e Trento negli anni 1999-2000, al fine di ottenere l'eradicazione della malattia: in questi programmi obbligatori, infatti, la vaccinazione non è consentita. Dal 2002 un altro programma obbligatorio è stato implementato nella Regione Friuli Venezia Giulia, prevedendo l'esecuzione di un test di rilevamento dell'antigene (ELISA) su campioni di ear notch/siero in tutti gli allevamenti da riproduzione e l'abbattimento dei bovini positivi il prima possibile; negli allevamenti infetti, la vaccinazione è consentita nei 2 anni successivi alla rimozione dell'ultimo animale PI. Nel corso del tempo, altre regioni hanno implementato programmi di monitoraggio volti a stimare la prevalenza della BVD (per esempio, Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta).

Ad oggi, alcuni piani di risanamento da BVD implementati a livello locale hanno fornito risultati evidenti ed incoraggianti: ad esempio, la provincia di Bolzano sta lavorando per richiedere alla Commissione Europea lo status di indenne da BVD.

SEGNI CLINICI E LESIONI POST-MORTEM

La capacità di questi virus di attraversare la placenta e di causare disturbi riproduttivi è uno dei principali meccanismi di patogenicità.Il periodo di incubazione dura, generalmente, dai 6 a 12 giorni. La malattia si manifesta con presentazioni cliniche variabili, a seconda dello stato immunitario dell’animale e della virulenza dello stipite infettante. Le infezioni acute possono provocare una malattia clinica transitoria con segni aspecifici al tratto respiratorio e/o intestinale, febbre, leucopenia.Inoltre, poiché il bersaglio principale del virus è il tessuto linfoide, il sistema immunitario dell’animale risulta compromesso e, di conseguenza, un capo infettato da BVDV mostra una maggiore suscettibilità/gravità di infezioni secondarie.

  • Vitelli/bovini adulti naïve: possono mostrare segni clinici da subclinici a gravi (sindrome emorragica, anche mortale);
  • Infezione fetale: le conseguenze dipendono dallo stadio di sviluppo fetale e dallo stipite infettante.
  • In prossimità della fecondazione: riduzione dei tassi di concepimento;
  • Nella prima fase della gestazione (i primi 4 mesi circa): riassorbimento embrionale/aborto, difetti congeniti nel vitello, nascita di un vitello PI (se infettato prima del 125° giorno di gestazione);
  • Nella seconda fase della gestazione: infezione congenita con o senza conseguenze cliniche; se presenti, i segni clinici possono essere gravi (sindrome emorragica).
  • Animali PI: nessun segno clinico evidente, ritardi nella crescita e /o nella produzione, ricorrenti infezioni secondarie, malattia delle mucose (MD).

Gli animali persistentemente infetti (PI) sono serbatoi naturali di BVDV per tutta la vita e non possono essere identificati dagli screening sierologici. Nel caso in cui l’infezione fetale da BVDV avvenga da parte di un ceppo non citopatogeno nell’animale si può verificare la malattia delle mucose (MD). Questa malattia si riscontra solo quando l’animale PI (infettato in utero da un ceppo non citopatogeno) viene infettato nuovamente da un ceppo citopatogeno geneticamente e antigenicamente omologo. Le caratteristiche cliniche della MD rispecchiano la BVD, ma con una gravità maggiore, tanto da dover considerare, nella diagnosi differenziale, la peste bovina o la febbre catarrale maligna. L'esordio della MD può essere improvviso ed estendersi per diverse settimane, con segni clinici ricorrenti: febbre, anoressia, diarrea acquosa profusa, secrezione nasale, grave stomatite erosiva o ulcerativa, disidratazione ed emaciazione e, infine, morte.

Poiché il BVDV ha un forte tropismo per le cellule linfatiche, al momento dell’esame anatomo-patologico, si evidenzieranno lesioni a carattere necrotico ed emorragico in tutti quegli organi e tessuti nei quali la componente linfoide è abbondante (es. milza).

MORTALITA’

La mortalità dovuta alla malattia acuta non complicata è generalmente considerata bassa, sebbene in presenza di stipiti che inducono la sindrome emorragica, la mortalità possa superare il 50%. Durante le epidemie con il complesso della malattia respiratoria bovina (BRDC), in cui la BVDV interagisce con altri patogeni, e/o in varie condizioni di stress, la mortalità può essere significativa e si può prevedere una certa mortalità post-natale nei vitelli infettati in tarda gestazione (non-PI). Negli animali PI la mortalità è significativamente più elevata rispetto agli animali che presentano infezione acuta, e raggiunge il 100% in quelli che sviluppano la MD.

METODICHE DIAGNOSTICHE

Per la rilevazione del virus, il test dell'isolamento virale rappresenta il gold standard, a partire da sangue intero, siero, buffy coat e milza. Tuttavia, nella pratica comune, i metodi più comunemente utilizzati sono l'ELISA antigene (NS3, Erns) e la real-time RT-PCR, su campioni di siero/sangue, latte, sperma, ear notch; tra le due metodiche, la RT-PCR è riconosciuta come il metodo più sensibile per la rilevazione del virus e può fornire dati utili al monitoraggio dello stato sanitario del capo se ripetuta nel tempo. Per valutare indirettamente l'esposizione al virus, in assenza di vaccinazione, il test della virus-neutralizzazione (VN) rappresenta il gold standard, sebbene di routine si usino i test ELISA blocking (NS2-3, o Erns) o ELISA indiretti (anticorpi totali) per siero, plasma e latte.

Le metodiche validate e consigliate per la diagnosi virologica e sierologica di BDV sono descritte nel WOAH Manual of Terrestrial Animals, Cap. 3.4.7. Bovine Viral Diarrhoea.

Ad oggi, non esistono metodi diagnostici pratici e accessibili per identificare né le madri portatrici di feti PI né i feti PI portati da madri non PI, metodi che, al contrario, sarebbero di notevole utilità ai fini del controllo della malattia. Al tempo stesso, non sono ancora stati messi a punto test sierologici con capacità DIVA, correlati a presidi vaccinali marker, allo scopo diproteggere gli animali nelle aree indenni da BVDV e gestire programmi di sorveglianza.

IMMUNITA' E PROTEZIONE CROCIATA TRA PESTIVIRUS BOVINI

Gli anticorpi contro i pestivirus vengono acquisiti dal colostro materno o in seguito a una risposta immunitaria attiva dovuta a infezione o vaccinazione. L’importanza degli anticorpi neutralizzanti è stata ben documentata, e sono state descritte risposte anticorpali verso le glicoproteine E1 ed E2, dove E2 è immunodominante e gioca un ruolo importante nell'attaccamento del virus alla cellula bersaglio/ospite. Gli studi sulla risposta immunitaria al Pestivirus A (BVDV-1) hanno suggerito un ruolo nella protezione sia degli anticorpi che delle risposte delle cellule T. Infatti, vitelli vaccinati in presenza di anticorpi materni, pur non essendo in grado di innescare una risposta anticorpale efficace, generano cellule T di memoria sufficienti a proteggersi dalla successiva esposizione virale. È stato dimostrato che entrambe le risposte delle cellule T, CD4+ e CD8+, sono evocate dal Pestivirus A (BVDV-1), sebbene sia stato dimostrato che la deplezione anticorpale delle cellule T CD4+, ma non delle cellule T CD8+ o γ/δ, aumenta la durata della diffusione del virus. È stato dimostrato che queste risposte delle cellule T CD4+ sono dirette principalmente contro E2 e NS3 ma anche verso altre proteine come le proteine Npro, C ed Erns. Tuttavia, è stato dimostrato che E2 e NS3 sono le proteine immunodominanti.

Data la diversità genetica dei Pestivirus che possono infettare i bovini, è evidente che sono necessari vaccini caratterizzati da un ampia protezione crociata per il controllo dei pestivirus nei bovini, nei bufali e in altre specie di bovidi. Sebbene sia stata osservata una buona protezione crociata all’interno dell’ampia gamma di genotipi di Pestivirus A (BVDV-1), nello sviluppo dei vaccini è stata presa in considerazione la necessità di adattare i vaccini per includere, oltre al Pestivirus B (BVDV-2), anche il pestivirus atipico HoBi-like (Pestivirus H/BVDV-3).

Ulteriori studi sono necessari per identificare la variabilità antigenica dei diversi Pestivirus e il ruolo nella risposta immunitaria, nonché per definire epitopi neutralizzanti sulla proteina E2.

VACCINI

La prevenzione dell'instaurarsi di un'infezione persistente è l'obiettivo principale della vaccinazione contro BVDV, e per un controllo efficace della BVD è necessaria un'efficacia estremamente alta del vaccinonell'impedire al virus di attraversare la placenta e di stabilire un'infezione persistente nel feto. È stato dimostrato che i vaccini riducono l'incidenza delle infezioni acute, oltre che delle infezioni persistenti.A livello aziendale, le possibili strategie di vaccinazione vengono ampiamente utilizzate in molti contesti, mentre, a livello nazionale, in diversi paesi sono in corso programmi di controllo della BVD che prevedono l’impiego dei vaccini.

Ad oggi, in commercio, sono disponibili vaccini vivi attenutati di tipo convenzionale, basati su virus non citopatici o su mutanti virali a doppia delezione, e vaccini inattivati; inoltre, sono in corso progetti che prevedono la messa a punto di vaccini a RNA, mentrenon sono disponibili vaccini con approccio DIVA (Differentiating Infected from Vaccinated Animals).

Attualmente esistono alcuni gaps conoscitivi e di valutazione, relativamente ai dati di protezione incrociata/durata dell'immunità per i ceppi eterologhi di campo/strategie di vaccinazione in condizioni di campo e in presenza o assenza di anticorpi (materni). Sono in corso studi relativi alla necessità che gli stipiti virali selezionati per l’allestimento del vaccino coincidano con i virus (diversi genotipi/subgenotipi) in circolazione nelle diverse regioni geografiche al fine di valutare l’efficacia vaccinale.

MISURE SANITARIE

Allo scopo di controllare l'infezione a livello di allevamento, è necessario sia prevenire l’introduzione di animali PI/portatori di PI, sia identificare e rimuovere gli animali PI eventualmente presenti, nonché impiegare misure di quarantena per i nuovi ingressi, per evitare l'introduzione del virus attraverso animali transitoriamente infetti.L’identificazione e l’eliminazione degli animali PI sono fondamentali per l’eradicazione dell’infezione da BVDV, poiché questi animali diffondono il virus in allevamento per tutta la vita e generano una progenie PI che perpetua ulteriormente il ciclo dell’infezione. L’immunizzazione è l’altra importante strategia di prevenzione e controllo utilizzata nella routine per prevenire le infezioni fetali e ridurre la malattia clinica, sebbene ai fini della eradicazione l’uso dei vaccini potrebbe non essere consentito.Resta inteso che l’applicazione distringenti misure di biosicurezza negli allevamenti è indispensabileper evitare la trasmissione diretta e indiretta del virus e la sua diffusione.

FATTORI DI RISCHIO

Serbatoi di infezione

Gli animali con infezione persistente (PI), tra cui bovini, altri ruminanti domestici e animali selvatici, sono i principali serbatoi del virus. Tra le fonti minori di infezione vi sono gli animali infettati transitoriamente, lo sperma di bovini infetti, il colostro congelato, gli embrioni trapiantati, i vaccini vivi contaminati e le linee cellulari e altri prodotti biologici realizzati con siero fetale bovino (FBS) contaminato.Oltre ai bovini, il BVDV può infettare altre specie animali come i cervidi, ovini, caprini e altri ruminanti selvatici. Queste specie non sono considerate ospiti naturali del virus (bassa sieroprevalenza e trasmissione interspecie molto limitata), tuttavia, devono essere considerate come possibili fonti di infezione per i bovini. In particolare, i pascoli promiscui e gli allevamenti con popolazione mista (ovini-bovini, caprini-bovini) devono essere particolarmente monitorati a causa della circolazione del BVDV nelle specie elencate. Gli attuali programmi di eradicazione della BVD si concentrano sull'individuazione e la rimozione degli animali persistentemente infetti con i ceppi BVDV1 o BVDV2, ma è necessario gestire anche i casi di animali persistentemente infettati da altri pestivirus dei ruminanti, in particolare dal virus della Border Disease.

Capi Persistentemente e Transitoriamente Infetti

I bovini persistentemente infetti (PI) sono i principali portatori, mentre i bovini con infezione acuta sono portatori transitori (PT).

PI: La capacità e la rapidità di individuazione e di rimozione di un animale PI sono i fattori cruciali per il successo del processo di controllo/eradicazione, soprattutto in assenza di vaccinazione. I test sierologici non consentono di identificare gli animali PI, per cui sono necessari test virologici per individuare ed eliminare questi animali. Tuttavia, una serie di criticità dovrebbero essere valutate, per esempio la presenzadi bovine gravide non PI che portano feti PI;la capacità del virus di circolare negli allevamenti per periodi prolungati in assenza di animali PI;il rischio di trasmissione del virus da parte divitelli infettati nelle prime fasi di vita,che possono sviluppare infezione cronica nei tessuti riproduttivi; la presenza di animali non PI, che evidenziano positività alle indagini biomolecolari su siero, per un tempo prolungato anche in presenza di anticorpi materni; ecc.

PT: Nei bovini PT, la durata della trasmissione del virus dopo l'infezione acuta può variare in base allo stato di salute, al livello di stress, all'età e alla presenza di altri patogeni. L'importanza e il ruolo degli animali cronicamente infetti e della diffusione del virus a lungo termine dopo l'infezione acuta, così come la recrudescenza della malattia dopo il trattamento con steroidi in animali sieropositivi, sono aspetti che necessitano di ulteriori indagini.

Commercio di materiale germinale/uso di Siero Fetale Bovino (SFB) contaminato

E’ stato dimostrato un elevato potenziale di trasmissione del virus attraverso il commercio globale di sperma ed embrioni potenzialmente infetti o il commercio di animali PI o di madri portatrici di feti PI.  Il commercio globale di FBS potenzialmente infetto o di prodotti biologici basati su FBS (comprese le colture cellulari e i vaccini vivi attenuati) ha ulteriori implicazioni sul potenziale di diffusione transfrontaliera di BVDV.

STRATEGIE DI CONTROLLO ED ERADICAZIONE DELLA MALATTIA

A causa del loro impatto economico, ad oggi, diversi Paesi europei hanno esperienza di programmi sistematici su larga scala finalizzati all'eradicazione della BVD dall’intero territorio nazionale o al controllo su base regionale della malattia, con il successivo obiettivo di eradicare dall’intero territorio. Nonostante le diverse condizioni preliminari in termini di prevalenza iniziale, densità degli allevamenti, supporto normativo, ecc. questi piani si sono rilevati efficaci nell’eliminare o ridurre fortemente la prevalenza dell'infezione.In alcuni di questi programmi europei, sono previste strategie sistematiche che consentono la vaccinazione come strumento aggiuntivo di biosicurezza, mentre in altri l'uso del vaccino è proibito per non interferire con la sorveglianza sierologica. Una prima strategia (cosiddetto “modello scandinavo”) prevede una rigorosa politica di test e rimozione degli animali persistentemente infetti, preceduta da uno screening di massa e accompagnata da limitazioni nella movimentazione da e per gli allevamenti infetti; l’uso della vaccinazione non è previsto. Un’altra strategia impiegata (cosiddetto “modello svizzero”) si basa sulla applicazione di elementi fondamentali di biosicurezza, sulla rimozione degli animali PI e sul monitoraggio dello stato della mandria, in combinazione con la vaccinazione sistematica, intesa come strumento aggiuntivo di biosicurezza; lo screening di massa non è applicabile, stante l’elevata prevalenza iniziale.I benefici dell'eradicazione sono rappresentati, oltre che dall’innalzamento dello status sanitario a livello dapprima aziendale e successivamente nazionale, anche dalla riduzione dei tassi di mortalità nei vitelli, dalla diminuzione dell'uso di antimicrobici, dall'aumento del benessere degli animali.

 

 

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